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Frontiera col thè – 20 dic 2008
I passaggi sono tre.
Immigrazione, Dogana, Polizia.
La prima è abbastanza veloce, se nel frattempo non arriva un vassoio di “pizze”. Nel qual caso tutti spariscono nella stanza di fianco e si riprende dopo 30 minuti con le dita unte.
La seconda è un po’ meno veloce ma ci offrono gentilmente il thè ad una temperatura ustionante. Mentre si aspetta che si abbassi ad un livello bevibile finiscono le pratiche. Si devono pagare 7 dollari US.
La terza non parlano inglese ma vogliono una foto che incolleranno su un foglio di carta strappato da un quaderno sul quale prenderanno le impronte digitali.
Qualcuno questo passaggio lo ha saltato. No problem.
Appena usciti dalla dogana si trova il primo dei numerosi caselli.
Occorrerebbe moneta locale: i “cambiatori volanti” alla frontiera facevano il loro mestiere di strozzini applicando la metà del cambio ufficiale. Facendo la tattica del “non capire la lingua” lasciano sempre passare quasi subito gratis.
Filiamo verso nord. La strada è perfettamente asfaltata. Un gran sollievo per la “vibrata” K7.
Filiamo verso nord!
Gedafer – 21 dic 2008
Grave errore decidere di fermarci in questo posto. L’unico posto dove si possa sostare per la notte è un Hotel a tre stelle con il prezzo da hotel a 5 stelle lusso e col servizio da 1 patata marcia.
90 dollari senza colazione, senza luce, poi con la luce ma con un rumore di motore diesel infernale. Senza sapone, senza asciugamano, senza carta igienica. Inutile chiederle. Tanto non le portano,sono finite.
NON fanno campeggiare nel parcheggio.
Gli altri hotel in centro sono le celle di punizione per i carcerati delle prigioni di stato.
CONSIGLIO: continuare 10 Km fuori città e campeggiare nel deserto.
Il posto è sicuro, più bello e… più economico.
Khartoum - 22 dic 2008
In questa città c’è l’unione dei due Nili.
Il Nilo Blu e quello Bianco. Da qui il fiume si chiamerà semplicemente “Nilo” che ci accompagnerà per le prossime settimane.
Di corsa a registrarsi presso l’immigrazione, che nessuno sa dove esattamente sia. O meglio, quasi tutti parlano solo arabo e … non ci capiamo.
GPS N15 35.992 E32 31.087
Quando la troviamo è tardi e dobbiamo tornare il giorno dopo.
Occorre una lettera del luogo dove si alloggia che garantisca per noi.
All’ambasciata Italiana ci servono bene ed in fretta facendoci la trascrizione in arabo dei nostri dati. Servono per il visto libico che stiamo già preparando via mail.
Cerchiamo invano l’ufficio per dichiarare l’itinerario stradale usciti da Khartoum. Ci dicono che per il nord non è più necessario ma… non si sa mai. Vorremmo una carta che dice che non serve. Rinunciamo dopo qualche ora.
Acquistiamo una SIM card per il telefono. Cerchiamo invano un punto internet per aggiornare il sito ma pare che un cavo sia stato tranciato nel mediterraneo e tutto l’est africa è isolato.
Queste poche operazioni ci portano via 3 giorni.
Campeggiamo al National Camping Center economico ma molto “basico”.
GPS N15 31.440 E32 34.220
Occorre tentare una prenotazione per il traghetto che da Wadi Halfa, al Nord del Sudan attraversa la frontiera verso l’Egitto. In genere ci sono pochi posti (2 o 3) e parte un traghetto solo a settimana.
Attraverso l’agenzia di Midhat Mahir riusciamo a fare una prenotazione “sulla parola”.
Lavora col fratello Mazar in loco e con lo zio Magdi. Sono affidabili e bravi.
mashansharti@yahoo.com - tel 00249122181886 oppure 00249 912 253484
GPS N15°35.945’ E032°31.549’
Natale - 25 dic 2008
E veramente bello arrivare in una città straniera senza conoscere nessuno e ripartire lasciano amici. Con il desiderio di incontrare di nuovo persone che hanno condiviso alcuni giorni del nostro viaggio e la nostalgia per la sensazione scacciata in un angolo della mente che forse non li vedremo più.
Rimangono i bei momenti vissuti assieme, le risate, la curiosità di conoscersi e la meraviglia per le esperienze raccontate.
Ecco il nostro splendido Natale ospiti di Francesco e Jahzeel. Alcuni amici dell’ambasciata italiana: Toni e Gianfranco ai quali brinderemo alla salute. Tonino, inventore del “castello” e delle sere sul tetto. Manuela dal bel sorriso solare, trasgressiva e spumeggiante. Il gruppo “Emergency” con Ombretta e Romina e i grandi Luca e Giorgio.
Buon Natale!!!
Emergency – Natale 2008
Sappiamo da un amico in visita lo scorso anno, che a Soba, periferia di Khartoum c’è un ospedale di Emergency.
Li andiamo a trovare e siamo…
“…tra chi ripara gratis la macchina del cuore,
l’autoclave del sangue scassata dalla nascita, cuori presi
al volo appena in tempo.
un ospedale di italiani pratici, i migliori nostri…”
Tratto da “L’Ospite Incallito” di Erri De Luca
Inaspettatamente compare Gino Strada che si offre di farci visitare il blocco operatorio.
Stanno operando a cuore aperto per sostituire una valvola ad un ragazzino di 16 anni.
Una grande emozione.
Una grande sorpresa.
Il regalo di Natale per noi.
E’ situato a pochi chilometri dalla capitale.
Il contrasto fra la trascuratezza della periferia e la precisa pulizia e impeccabile ordine dell’organizzazione rigorosa di Emergency rendono l’ospedale ancora più splendente della realtà. Lo standar è dei migliori che si possano desiderare in assoluto. Un luogo dedicato alla cardiochirurgia. Operazioni che aprono il cuore e sostituiscono o riparano le valvole che le febbri reumatiche infantili hanno rovinato. “Una nuova emergenza dei paesi poveri che si ignora” ci racconta Gino Strada, fondatore di Emergency. In questo ospedale preparatissime equipe di medici ed infermieri provenienti da tutto il mondo operano in media 4 pazienti al giorno. All’ospedale di Bologna nello stesso reparto se ne opera in media 1 al giorno. Interventi a cuore aperto, lunghi e delicati.
Viene impiegato anche moltissimo personale locale, soprattutto come servizi e infermieri. Vista l’alta specializzazione della struttura non è facile per ora trovare medici qualificati per ruoli di più alta responsabilità. “Occorrerebbe più personale” continua Gino “siamo sottodimensionati, ma non è facile reperire gente adatta” I “volontari internazionali” rimangono 6 mesi minimo sotto contratto, regolarmente pagati, poi tornano ai loro abituali impieghi. Moltissimi giovani. Il clima è dinamico ed efficiente.
Lasciamo un gettone Elfo. (dettagli in solidarietà)
Ci chiedono se abbiamo bisogno di fare qualche lavoretto sulla K7 e approfittiamo qualche ora della loro gentilezza. Rinforziamo con un bravo saldatore il cofano che si è di nuovo spezzato. Rimetto qualche bullone spezzato, qualche rivetto levato e una staffa della lamiera di protezione del freno a disco destro. Quella sinistra si era rotta in Sud Africa.
Meroe - 26 dic 2008
Di nuovo a nord, verso il deserto. Si incontrano le prime testimonianze dell’antica storia di questi popoli. Le piramidi sono risalenti al regno di Kush, in epoca pre-egiziana, cimitero degli antichi potenti, re e principi.
Subito al fianco di questo sito archeologico riprendiamo l’abitudine al campo selvaggio.
Di giorno è piacevolmente caldo ma alla sera è più fresco. Il vento che sbatte la tenda ci fa dormire male e cerchiamo riparo dietro a una altura.
Ponton ad Atbara.
Ad Atbara lasciamo la pista che segue il Nilo e lo attraversiamo per infilarci nel deserto del Bayuda . Questa volta su una chiatta che ci traghetta sull’altra sponda. Un esuberante locale insiste nelle cortesie spinte a Laura. Repressi come sono dallo stato e dalla religione, questi uomini vanno in estasi al solo toccare una donna straniera anche solo su una mano. Vuole entrare nella foto che ci facciamo e al momento dello scatto estrae il telefonino per farsi immortalare col suo status.
Karima - 27 dic 2008
Piramidi più elevate e i resti di un tempio, caratterizzano il sito sporco e trascurato di Jebel Barkal di fianco a Karima. Immondizia e disordine non fanno onore a queste antiche rovine che meriterebbero più attenzione da parte delle decine di persone virtualmente impiegate dallo Stato per le loro tutela ma realmente impegnate a prendere thè all’ombra.
I resti sono dell’epoca del “Nuovo Regno” intorno a 1500 anni prima di cristo.
Un taglio di qualche centinaia di chilometri fra un’ansa del Nilo e l’altra. Deserto di sabbia e bivacchi nei grandi spazi silenziosi abitati dal vento.
Il NILO e le Cataratte
Le chiamano “cataratte” . Rapide, rocce affioranti, punti del fiume non navigabili. Ce ne sono 6 da Khartoum al Mediterraneo e fermano la possibilità per navi e carichi di spostarsi sul fiume. Dall’alto di una altura ci si rende meglio conto di cosa significhi questo fiume per le genti di questi luoghi. Di come il suo passaggio benedica le terre di queste rive. Di come la vita, per millenni e anche oggi, dipenda dal suo esistere. Il Nilo è una striscia di acqua, accompagnata verso il mare dalle sue sponde verdi di vita, in un immenso mare di nulla polveroso.
Nubia - 28 dic 2008
E’ la Nubia, la regione Nord del Sudan che si innesta con l’Egitto. Per anni hanno resistito ai tentativi di invasione da parte degli egizi. Solo i Mammalucchi nel 1.300 sono riusciti dopo tanti secoli ad avere ragione della loro coraggiosa resistenza ed a stabilire la dominanza dell’Islam.
Particolare la sua architettura antica fatta di fango e mattoni crudi. E quella più recente intonacata e colorata.
La caratteristica dei loro villaggi che ci è più piaciuta e che ci ha rallegrato durante il viaggio sono state le porte di ingresso dei cortili.
Tutte le case sono cintate da muri, spesso bianchi, e ogni cancello è dipinto in modi diversi.
Te ne offriamo una piccola raccolta di quelli che ci hanno più colpito.
Deserto rosa di polvere fine e impalpabile.
Deserto grigio di sassi e ghiaia compatta.
E’ sempre emozionante attraversare questi luoghi disabitati.
Oggi non è molto agevole questo percorso verso nord ma fra un paio di anni si potrà fare con una normale auto, velocemente e comodamente. Ci sono infatti cantieri stradali (cinesi) lungo tutto il tragitto.
Wady Halfa - 29 dic 2008
E’ una brutta cittadina sulle rive del lago Nasser formato dal Nilo a causa della diga egiziana. Qui ci si imbarca verso l’Egitto. Contattiamo il bravo Mazar che ci ha riservato il posto sulla barca per noi e per la K7 e, visto che non ci sono alloggi decenti né campeggi, rimaniamo due giorni in attesa del traghetto a campeggiare nel vicino deserto.
Al riparo dalle rocce, sotto la luna nel suo immenso cielo.
GPS N21° 47.726’ E31° 24.960’
Imbarco - 31 dic 2008
Espletiamo “rapidamente” le formalità doganali. “Solo” 2 ore e mezza.
Ci imbarchiamo sulla nave passeggeri con cabina di 1^ classe a 70 dollari a testa, diciamo “spartana”. Tralascio le condizioni dei bagni comuni. Mi chiedo perché la chiamano di 1^ classe visto che è l’unica che c’è. L’alternativa è la poltrona o il ventoso ponte esterno.
Dalla prua vediamo la chiatta su cui caricheranno la nostra K7 nella serata. Abbiamo chiuso tutto e incatenato il possibile e lasciato le chiavi a Magdi, lo zio di Mazar, fratello di Mahir. (Aldo, Giovanni e Giacomo non ci sono). Lascerà la chiave all’interno. La chiatta impiegherà 2 giorni ad arrivare. Noi al mattino dopo saremo in Porto ad Aswan.
Il costo del trasporto auto è intorno 550 dollari US comprese le tasse doganali varie!
L’aiuto del “Gruppo Mazar” è molto utile e lo raccomandiamo.
Nel cerchio rosso la K7 “abbandonata” in attesa di essere caricata a bordo.
Cenone con Lionel e Valerie
Assieme ad una coppia di amici francesi che in 3 anni hanno fatto il giro del mondo a tappe con una Land Bianca, ci costringono a consumare il “cenone” alle 17.30.
Il cibo sudanese non è male a base di pollo, patate, riso, mezzo arancio e un chapati.
Semplice e “collegiale”.
Saluto all’ultimo Sole
Sul ponte soffia una brezza fredda ma rimaniamo un poco fuori a goderci il panorama.
Nella notte attraverseremo la frontiera fra Sudan ed Egitto.
Passeremo anche di fianco al famoso tempio di Abu Simbel, smontato e salvato dalle acque. Lo visiteremo poi in auto.
Il lago artificiale formato dal Nilo si colora come un mare, mentre osserviamo l’ultimo tramonto di questo anno di viaggio africano.
BUON ANNO!
Eccoci alla mezzanotte!
Nella cabina festeggiamo con quello che siamo riusciti a procurarci.
Acciughe del Kenya, Panettone dell’Etiopia, Pane del Sudan, Babbo Natale dall’Italia.
In Sudan l’alcol è vietato.
Quindi … niente botto, solo uno “sfshhhh…”
Buon Anno!
Impressioni del paese.
Paese delicato.
Problemi di instabilità e soprusi nel Darfur al sud.
Sui muri al nord ci sono scritte in arabo e in inglese: "Nubia=Darfur2" oppure "Stop Kill Nubia People"
Ha accesso al mare e confina con ben 9 paesi, ma le frontiere sono chiuse con il Kenya, ed Eritrea.
Con Chad, Repubblica Centrafricana, Congo Zaire, Libia, Uganda, gli attraversamenti sono quasi impossibili e comunque non raccomandabili.
Aperti solo Etiopia ed Egitto.
Non è un posto facile dove spostarsi. Occorre stare molti attenti a tutti i permessi e alle registrazioni che occorrono.
Non tutte le strade si possono percorrere.
Indispensabile l’autorizzazione. In molte zone è negata.
Abbiamo trovato comunque le autorità molto gentili e disponibili.
Cercano di non creare problemi al turista e di dare un buona immagine di se.
Devo dire che ci riescono.
La polizia cordiale espleta le lunghe registrazioni in fretta e spesso accontentandosi di una fotocopia del passaporto e visto e via.
Basta prepararle e non si perde tempo.
Molto più “controllati e sorvegliati gli stranieri che abitano lì. Le leggi sulla proibizione dell’alcol vale anche per loro entro certi limiti. E’ di questi giorni la storia di un italiano che in casa consumava una festa con liquori e ragazze locali. La polizia ha fatto irruzione e per qualche giorno ha dormito ospite del governo sudanese. Per ricordo, qualche segno livido sulla schiena.
Occorre fare attenzione anche a ciò che si fotografa. Meglio astenersi nel dubbio.
La popolazione è in genere sorridente e cordiale.
Il paese è sicuro, si può campeggiare fuori città con una certa tranquillità.
La religione è la spina dorsale della guida del paese, almeno per la popolazione.
Quanto questo sia convinta devozione dirigenziale e quanto sia uso manipolatore, non è facile capirlo.
E’ rigidamente applicata la legge islamica “sharia”. La donna è rigorosamente coperta anche se l’abbiamo trovata largamente impiegata anche in ruoli di polizia.
Nella cucina abbiamo fatto un indegno uso di Tamia.
Polpettine croccanti di ceci ed erbette che “spacciano” ad ogni angolo delle strade.
Danno assuefazione.
Cartelli, birre e curiosità
Solo una finta birra, terribile a zero alcol, e un pericolo di attraversamento pedonale in pieno deserto!